«Le Streghe e il diritto delle donne trans». versione italiana, traduzione dallo spagnolo Juan José Coy Girón versione italiana.

«Autoritratto». Foto Farah Azcona Cubas

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Le Streghe è un film italiano del 1967 che comprende cinque storie di cui voglio segnalarvene una, La strega bruciata viva, diretta da Luchino Visconti e interpretata da Silvana Mangano tra gli altri grandi attori.

Nell’episodio vediamo Gloria, una famosa attrice (Mangano), arrivare con una pretenziosa limousine in una località invernale, invitata da un’amica che vuole festeggiare il proprio anniversario di matrimonio.
Gloria però sviene e rimane senza sensi, così gli invitati, notati alcuni suoi ornamenti artificiali (cerotti adesivi che le tirano gli occhi, ciglia finte…), glieli strappano e glieli tolgono, godendo di ogni sua imperfezione. Fruizione, malignità, invidia di un “orpello“. Ricordate questa scena.

Gloria si accorge poi di essere incinta e lo dice al marito, il quale decide che il bambino non nascerà e che la diva continuerà con i suoi impegni di carriera.
La protagonista, infine, si riprende e riparte in elicottero, posando perfettamente truccata per i fotografi.

La cosiddetta Legge Trans [1] ha scatenato un sentimento al limite della scienza forense, simile a un’autopsia, dei processi di transizione di genere e di sesso, mescolati vigorosamente con il queer, in un mixing glass che va dall’odio al “ventriloquismo“.

Noi donne trans* ci siamo sentite come Gloria quando era priva di sensi, e di noi sono state sottolineate imperfezioni e malignità di ogni tipo.
Questa scena di Silvana Mangano mi ha sconvolto da bambina e mi sembra ancora la migliore metafora di certi processi di “caccia, stordimento, autopsia e tassidermia” di persone o di interi collettivi.

Il “ventriloquismo” è stato esercitato anche da certe voci femminili, che a forza di appoggiarci hanno elaborato trattati ed enciclopedie su “come deve essere/come è una vita trans*“, perché sembriamo “svenute“, ma ci rialzeremo e continueremo il nostro cammino di “dive” verso le nostre utopie e illusioni, il nostro idillio con la vita.

Non è la prima volta che veniamo attaccate in massa. Non sarà l’ultima. Siamo forti, combattive e abbiamo la nostra voce.

Io sono rancorosa (scherzo) e borbotto in quel rancore i miei pensieri fino a quando non mi viene in mente una risposta elaborata lentamente. Sono un bel serpente pieno di certi artifici e ornamenti che mi fanno sentire bene, come Gloria.

Mi è stato chiesto in questi giorni “quali sono i miei referenti per le donne trans“, e io ho capito che non risponde al mio carattere (mi dispiace essere una donna rossa figlia della Guerra Fredda, settore rosso, interno Dissidenza) avere certi idoli da adorare o imitare.  So di essere complicata e che è difficile capirmi, per questo mi fermo, rifletto e scrivo.

Il primo “referente” che mi viene in mente è La Ocaña, seguito da Nazario e da Shangay Lily. Per essere state rivoluzionarie e per aver portato con sé tutta quella cultura che oscillava tra il sovietico e il viscontiano. Tra la durezza di Pasolini e la dolcezza delle sue poesie.

E voi direte che non sono né trans, né donne, perché no, nemmeno io devo identificarmi costretta dall’urgenza delle vostre incertezze.  Non pretendete che io sia ciò che non sono mai stata, né so se voglio esserlo. Rispettate anche la Libertà delle generazioni future, non sbagliate i “referenti” e non condannate le persone a essere “pupazzi rotti” pseudo-pornografici. Rispettate il nostro diritto di dubitare, di sbagliare e di non avere una risposta immediata su come sono le nostre vite, come erano o come saranno domani.

Voi siete nello stesso posto, ma non avete bisogno di leggi “speciali” per avere Diritti Umani, per avere accesso a un lavoro o per essere rispettate nello spazio pubblico. Pensate perché.

Farah Azcona Cubas

traduzione dallo spagnolo Juan José Coy Girón

[1] Si tratta della legge spagnola per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone LGTBI nata per fare in modo che in Spagna l’orientamento sessuale, l’identità sessuale, l’espressione di genere, le caratteristiche sessuali e la diversità nella composizione familiare possano essere vissute in piena libertà.

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